lunedì 16 giugno 2014

Note di U.S. Prog





Partendo da una gretta generalizzazione: l’America (U.S.A. e per esteso, Canada con la notevole eccezione del Quebec francofono) non ha mai conosciuto, in senso stretto, un movimento di rock progressivo unitario, identitario, riconoscibile tanto da fuori quanto da dentro.
La sua nicchia ecologica è stata alternativamente occupata dalle esplosioni acide (Vanilla Fudge, Spirits) e da quel genere misto, definibile come fusion (o “Americana”, in tempi recenti), portato al successo da band come Electric Flag, Blood, Sweet and Tears e Chicago. Gruppi che hanno avuto l’ambizione di dare uniformità ai differenti linguaggi del recente patrimonio musicale popolare americano: folk, blues, jazz, rock ‘n’ roll. Senza dimenticare l’apporto che in quest’ambito hanno avuto le sperimentazioni elettriche di Miles Davis.
L’assenza di un Rock Progressivo “di stampo britannico” è in parte spiegabile con l’assenza – o almeno la lontananza – di quel patrimonio storico (musicale e non) di cui gli artisti europei hanno sempre fatto tesoro. Far from the reaches of Kingdom and pope”, come cantavano gli Steppenwolf in Monster. La mancanza di un Romanticismo; di un contatto diretto con la musica colta della tradizione, magari filtrata attraverso i ritmi popolari (valzer, polka…). La mancanza di profondità storica.
Gli U.S.A. sono nazione giovane per antonomasia; non hanno medioevo. Non possiedono quell’immaginario comune di storia – leggenda - letteratura che in Europa risale su, fino a Roma.
Togliete il medioevo a certo rock britannico… e vi resterà ben poco.
L’unico vero “mito” americano resta quello della frontiera (geografica e umana), ed è tutto appannàggio, oltre che del cinema, di country, folk e dei grandi songwriter che ad essi si ispirano. Una musica che inevitabilmente si basa sul riff, sulla frase ritmica ben più che sulla melodia. Una musica che trova nella “forma-canzone” la sua ragione d’essere, non certo nella suite o nella sinfonia.
La mancanza di un movimento progressivo riconoscibile non significa però che manichino manifestazioni prog tout-court. Magari singole canzoni-suite, piccole band, con piccole discografie; ma anche transizioni, o stadi larvali di grandi gruppi che in qualche fase della loro esistenza hanno prodotto reale, tangibile e ottima musica romantica, fantasiosa, melodica e progressiva (Styx, Kansas, Journey…).
Nessuna linea evolutiva; nessuno scambio, nessun progetto, scarsa o nulla ispirazione reciproca, pochi riferimenti all’Europa di Genesis e King Crimson. Una costellazione un po’ disordinata che va da una costa all’altra e attraversa più o meno tutti i 70, ben sopravvivendo agli scossoni che ’76 e ’77 portarono al rock europeo.



Di seguito, alcune indicazioni discografiche, alcune proposte di ascolto, alcuni nomi, qualche immagine per dare più concretezza e ricostruire la costellazione.
Per ottenerli e collocarli secondo una logica sono bastate un paio d’ore, qualche finestra di Chrome aperta, la triangolazione di dati tra Discogs, Amazon e i libri di Vernon Joynson. E il gioco è fatto! Sono spuntati fuori i nomi bizzarri (Dragonwyck, Mirthrandir, Oho), i titoli epici (Between Two Worlds, Paradise Lost, The Survival of St. Joan) e le copertine fantasy.
Potenza della rete. Sia chiaro, si tratta per ora di una ricerca di superficie e in gran parte unicamente “bibliografica”. Ma solo una decina di anni fa, sarebbero state necessarie trasferte e crociate per tutte le fiere e i negozi specializzati tra Palermo ed Edimburgo solo per ottenere la metà di queste informazioni.
Ora, già in griglia di partenza, oltre 50 nomi, un centinaio di album in odore di US Prog.
Manca un dato, quello più importante: l’ascolto.
Invidio chi avrà il tempo di gettarsi in questo mondo.


Emersioni di U.S. Prog

Vanilla Fudge - She's Not There
da: Vanilla Fudge (1967)

Vanilla Fudge - Fur Elise & Moonlight Sonata
da: The Beat Goes On (1968)
Dei grandi iniziatori, persi sul loro stesso cammino

Spirit – Mechanical World
da: Spirit (1968)
L’anello mancante tra acido e prog. Gruppo singolare nel panorama psichedelico

Bloodrock – Fantastic Piece Of Architecture
da: Bloodrock (1970)
tendenze progressive che troveranno ampia conferma sul secondo album, noto purtroppo per la sola D.O.A.

Kansas – Apercu (1974)
Da: Kansas
…se non è prog questo…

Kansas  - Incomudro - Hymn To The Atman
Da: Song For America (1975)

Journey – Kohoutek
da: Journey (1975)
Tutto un album eccellente, strumentale e di grande impatto. Puro prog

Styx – Movement For The Common Man
da: Styx (1972)
I campioni del tamarro-prog




Sommersioni di U.S. Prog

Qui viene il bello… ma per ora accontentiamoci di qualche appunto a mano. Presto arriverà il resto.


Le note di U.S. Prog saranno sicuramente un capitolo interessante di Virgin Forest, la “Guida collettiva al sommerso in musica” che assieme ad un assortito gruppo di blogger si sta, pazientemente, compilando.
Siamo arrivati alla seconda revisione; ce ne saranno certo una terza, una quarta…


Per ora, potete trovare quanto abbiamo assembralo qui:

2 commenti:

mr.Hyde ha detto...

Interessanti riflessioni,Evil.Condivido.Come mai non hai fatto riferimento al Rinascimento e a Bach?La musica di molti gruppi (Jethro, Gentle Giant , Genesis etc..)è piena di citazioni di quel tipo.

Unknown ha detto...

Io ho parlato in maniera generale di "un contatto diretto con la musica colta della tradizione"; per me sta tutto lì. Bach, Mussorgsky, Mozart... confesso in verità di avere sempre ritenuto un po' presuntuoso chi sbandierava derivazioni e citazioni "classiche", guradando un po' con sospetto chi come Blackmore, sul pirmo album dei Rainbow, inseriva ringraziamenti a Bach al posto di riconoscere al Jimi Hendrix di Little Wing la vera fonte di ispirazione. Credo sarebbe stato più onesto. Però, certo: il legame con certa tradizione "colta" è un must di tanto prog.

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