NOTA: Ci sono un paio di motivi che mi hanno fatto riprendere questo discorso. Uno è la visione di "Monsters" un fil di qualche anno fa di Gareth Edwards; l'altro è l'attalità allucinante di questa estate medio-orientale.
In CEEM, rileggendo, trovo alcune cose azzeccate.
Per chi vuole riannodare i fili di quanto successo, il post di riferimento può essere questo; oppure c'è la sezione e-book, dove il PDF è sempre scaricabile (mi auguro...).
Altrimenti scrivetemi una mail che vi faccio il riassunto in due righe!
Camp Bragg – Baia di Fuqing - 29-09-2034
“Giù! Scende! Giù! Scendeee!”
Quest’orrenda voce da contralto castrato mi sveglia per un attimo da
un dormiveglia allo iodio salato.
Le urla del traghettatore taiwanese si agitano e gesticolano isteriche
nell’aria.
“Giù! Prede roba! Scaricare! Scende!”
Attorno a me i grandi pacchi di plastica bianca legati assieme con
elastici di seconda scelta sobbalzano. Qualcuno finisce in acqua; galleggiando
placido per una breve deriva.
Le visioni della notte passata su questa barca putrida non se ne
vanno.
Riemerge il volto mistico di Crowley, dal buio sotto una grande volta
di cemento sopra la quale sfreccia un treno notturno trasparente e illuminato.
“Allora, Signor Anderson… Come mai così sorpreso di fare parte di
questa gruppo operativo? Veramente crede che il suo nome sia spuntato fuori per
sbaglio?”
Non so che rispondere; sono come inebetito a scrutare il breve secondo
in cui figure incappucciate corrono via sull’ultimo treno. Berenger non la
racconta giusta. O magari sono quelli delle Psy-Op che hanno fatto male i loro
calcoli. O sono…io? Che mi metto addosso paure inesistenti; potrei anche
provare a fidarmi una volta, no?
Dall’ombra, sotto il ponte, esce un’ altra figura.
“Wayne”
“E tu che cazza ci fai qui?”
“No, ascolta; ascoltami sono un attimo. Per favore.”
Si mangia sillabe, biascica suoni come avesse le labbra sfigurate da
una malattia necrotica. Sparisce subito.
Non capitava tanto spesso che il profilo lattiginoso di mio fratello
comparisse negli ultimi sogni del mattino. Prova ancora a parlarmi. Forse
chiede aiuto.
Poi d’improvviso un odore fortissimo di diluente chimico mi punge le narici.
E’ il pacco bianco acanto a me. Mi sveglio di soprassalto mentre John e Ray
scaricano l’ultima roba rimasta sul ponte.
Mi volto di scatto.
Non si vede più niente.
Il cielo è grigio; le nuvole, il mare sono grigi come una lamina di
metallo inquieta. Qualche goccia di pioggia. Gabbiani. Voci indistinte sotto di
me. Grigie.
“Giù! Prede roba! Scaricare! Scende!”.
Appaltiamo i trasporti a piccoli pescherecci locali. Non fanno
domande, non si spargono voci strane tra i ragazzi che partono per la costa a
nord di Fuqing Bay.
Sembra un nome fatto per prenderci per il culo. Qui tutti la chiamano
“Fucking Bay”.
Missioni sotto copertura in cui si disseminano falsi indizi per
impedirci di avere chiaro il quadro; di capire che razza di direzione sta
prendendo questa Operazione di Primo Contenimento.
Davanti un piccolo molo affaccia sulla breve strada recintata che
porta dritto dentro lo spinato che circonda Camp Bragg, base operativa della
19°.
Allora, ci siamo. Territorio nemico. L’onda batte su una sabbia scura
come fosse stata bruciata dal napalm. Banchi di alghe si seccano all’aria sulla
battigia. Si muovono come il sospiro di un moribondo quando l’acqua le lambisce
appena.