venerdì 7 febbraio 2014

In (non) difesa di John Lennon



Qualche breve considerazione che nasce se non a risposta, almeno a corollario di un articolo pubblicato dall’amico Massi su http://detritidipassaggio.blogspot.com
Dico “amico Massi” perché è lui il cofirmatario e coautore di quel Manifesto contro i luoghi comuni diffuso pochi giorni fa sui blog di entrambi.
E dato questo nostro “sodalizio” non posso esimermi dal gettarmi nella mischia.
Questa non vuole essere una difesa di Lennon, sia chiaro. Ci sono cose per cui è indifendibile e ammetto di condividere gli assunti di fondo di Massimiliano.
Credo che Imagine sia una canzone molto più banale che non semplicemente brutta.
Una modesta melodia francescana di pianoforte, all’acqua di rose: tutt’al più innocua, blanda; non brutta. Anche il testo, di nuovo una sermoncino da buon parrocchiano, è certo bambinesco e moraleggiante. Ma sapete com’ è... “c'e sempre bisogno di buoni sentimenti”, altrimenti non saremmo arrivati alla nona serie di Don Matteo. C'è bisogno di buoni sentimenti come di aspirina nel terzo mondo, e il nostro, culturalmente, è un terzo mondo.
Eppure nemmeno l’aspirina potrà mai salvarci.
Ed è certamente vero anche che la carriera del Lennon “singer-songwriter” impallidisce di fronte a quella di colleghi che hanno fatto un percorso simile al suo; Neil Young, un esempio tra i tantissimi. Ma è inutile e perfino imbarazzante addentrarsi in confronti. E poi: chi se ne è mai fregato tanto della carriera solistica di Lennon?
Ecco allora una domanda: si può scindere John Lennon dai Beatles?
Lui ci avrebbe anche provato, poveretto. Con sperimentazioni giapponesoidi (chiedere a Les Rallizes Dénudés cosa era il rock alternativo giapponese), con cover “shoccanti” (Two Virgins), con bed-in e presenzialismi vari.
Ma come fare a scrollarsi dalla spalla quel peso così enorme che i Fab Four, e sopratutto il codazzo mediatico al loro seguito, gli avevano lasciato addosso? Un uomo solo contro il Mito. Il suo stesso Mito.
E certo che dopo tanti anni di compilation natalizie imbarazzanti, Happy Xmas (la più amata negli asili) diventa quasi uno strascico di quei sintomi.
Eppure ammetto che da tempo prendermela con certi “grandi personaggi” come l’innocuo John, non mi da più alcuna soddisfazione. Non mi riscatta, non mi vendica, non mi solleva il morale. Non diffonde meglio Beefheart o i Third World War.
Un rigurgito reazionario e “veltroniano”?
No, non del tutto. E’ forse la consapevolezza di fondo del contesto. Il nostro, quello che ci sta attorno. Quello dei “talent”, della BCE, delle primarie, della sinistra (e della destra), dei cyberfanatici del web, dei Justin Bieber come dei White Stripes.
Tutto questo esiste. Piaccia o no a noi oltranzisti insoddisfatti e perennemente contro. Con questo dobbiamo confrontarci.
Lennon è stato un mite antagonista che nella stagione della rivoluzione si è trovato ad essere un artista bianco venerato dai media e multi-miliardario.
Non è mica facile destreggiarsi.
No, non è la palese melassa di Imagine a darmi pensieri.
Ma c'è una canzone che a volte mi fa “paura”: Working Class Hero. Che per altro è una buona canzone. Una canzone migliore – non musicalmente -  se cantata dai Green Day, o da chiunque altro. Una canzone che nell’anno giusto, in bocca al Joe Strummer giusto, qualcuno di “noi” avrebbe pure venerato; siamo onesti…
Ma se a cantarla era John, allora diventava un subliminale mantra paternalistico e in forte odore di autoassoluzione a di latente assistenzialismo da entità superiore. Come un recente spot dell’ Enel.
Ecco, di quelle paternali prodotte da un’ intellighenzia che confida nel sonno delle menti e nella simulazione di un’ impossibile fratellanza tra potere costituito e mondo “operaio” non avevamo - nè ora abbiamo - alcun bisogno.

Ringrazio Massi per il post. E’ sempre necessario non abbassare la guardia.

Lui ha lanciato la pietra. E qui si raccoglie tutto...

14 commenti:

Gianluca Chiovelli ha detto...

Magari rivalutiamo il produttore dei Fab 4, invece di svilire la carriera solista di ciascuno; che rimane quella che è: mediocre, a tratti mediocrissima.
La miglior canzone di Harrison fu un plagio, Starr ha dato il meglio come attore con Ken Russell (mi pare), McCartney bah, Lennon ha espresso cose buone quando c'era la strega a farlo uscire dal seminato.
Si rivaluti, con calma, si metta in evidenza ciò che fu invisibile, si ascolti tutto senza pregiudizi.
Le gerarchie stanno già cambiando.

Unknown ha detto...

Controrevisionismo.
Chi avesse pazienza potrebbe scriverci volumi. Ma forse non ne varrebbe la pena...meglio l'ascolto.

allelimo ha detto...

o magari rivalutiamo il genio musicale dei quattro, senza i quali nessuno di noi sarebbe qui a parlare di musica oggi.
george martin non è mai stato sottovalutato, ma è lui stesso ad aver sempre detto che il talento compositivo di lennon e mccarteny era assolutamente straordinario.

questo per quanto riguarda la musica.
per le implicazioni socio-politiche della trasformazione dei beatles da prima boy-band della storia a (timidi ma non troppo) alfieri della contro-cultura, bisognerebbe scrivere un libro, non un commento su blogspot.

Tonypop ha detto...

ciao
mi piace questo dibattito in quasi contemporanea su due blog.
Come ho già detto credo che Lennon sia stato geniale per buona parte della sua carriera.
Certo ci sono anche canzoni ed atteggiamenti banali e/o nazional popolari ma molte cose geniali.
I fab four erano e sono geniali.
Starr faceva quello che devono fare i batteristi rock: tenere il tempo, Harrison forse ha copiato My sweet lord, però Taxman, while my guitar gently weeps, I need you sono grandi canzoni, per citarne alcune.
Mc Cartney è un grande che paga a mio giudizio una "Cattiva Pubblicità".
Rubber Soul, e Revolver sono geniali e la strega non era ancora arrivata.
sulle implicazioni socio-culturali,una semplice domanda: ad un adolescente medio del 1996 sono serviti di più i Beatles "per crescere e cambiare la società" o tutti i movimenti politici ,e culturali dell' epoca?
I Beatles ad Amburgo hanno imparato a suonare, non sono mai stati una Boy-Band, suonavano 3-4 ore a notte per un pubblico variegato, forse boy band nel senso anagrafico visto che Harrison all' epoca aveva diciassette anni...

Tonypop ha detto...

un amico mi ha regalato una foto dei Beatles che scendono di ritorno ,credo dal primo tour americano, da un Aereo: Starr e McCartney hanno sotto braccio due LP: un gratest hits dei successi del 1963, e un disco di Smokey Robinson.
Dalla foto,dall' atteggiamneto dei due, pare che i due Lp siano le cose più importanti riportate dagli States....
li adoro anche per questo...

Bartolo Federico ha detto...

Gran post quello di Massimo lo controfirmo . La versione di Jealous Guy dei Roxy Music dal vivo, è fantasmagorica. Questo si che è dar seguito al manifesto.

Blackswan ha detto...

Intanto,ringrazio Massi e Evil per gli interessantissimi spunti di riflessione. Difficile disquisire sulla grandezza o meno dei Beatles, perchè le implicazioni non sono solo musicali, ma anche culturali e sociologiche e qui lo spazio è poco. Per quanto riguarda Lennon, in parte sono d'acccordo con quanto affermato nel post di Massi a proposito soprattutto della sua ultima fase creativa. Due soli appunti. Il primo è che Lennon resta l'autore di Tomorrow Never Knows che a mio avviso è una canzone, ancora oggi,estrema e all'avanguardia. E questo per dire che a volte basta anche solo un colpo di genio( ma a Lennon ne vanno riconosciuti almeno tre o quattro ancora) per guadagnarsi l'eternità.Il secondo, che prescinde almeno in parte dalla caratura artistica di certe canzoni, è che Lennon ha creato un suono e lo ha imposto alle generazioni future. Non so se sia un merito, ma di certo è un dato di fatto incontrovertibile che testimonia quanto meno una certa lungimiranza.
Per concludere: Imagine non è una brutta canzone, è una canzone ovvia destinata a un pubblico senza pretese. Personalmente, non ci vedo nulla di male, e il testo, che certo non è poesia (ma nel rock la poesia non esiste), ha il merito di mettere insieme un paio di concetti che saranno anche massimalisti ma che almeno veicolano buoni sentimenti, parole che hanno il merito di indurre nei giovani qualche riflessione.
Grazie ancora,ragazzi, e buona giornata.

mr.Hyde ha detto...

Piuttosto dovremmo distinguere fra musica che si ascolta volentieri ancora oggi ed altra che non si manda proprio giù.Ho ascoltato moltissimo dei Beatles da Rubber Soul, Revolver, Sg.Pepper in avanti:molte cose mi piacciano ancora oggi come "Tomorrow ..." di cui parla Blackswan ma non solo, altre invece mi annoiano.Certo, bisogna tener conto del legame che ognuno di noi ha con alcune canzoni che trova una giustificazione emotiva, suggestiva.E' fuori dubbio che in quegli avevamo antenne altissime e sensibili e il segnale è stato captato in maniera profonda ..Dei Beatles dopo lo scioglimento non ho ascoltato più niente, a parte Some Time in N.Y.C di Lennon e All Thing Must Pass di Harrison.
Si comunque è meglio ascoltare, meno impegnativo e più appagante.Grazie a tutti.

Unknown ha detto...

...ragazzi quando si parla di Beatles le visite fioccano))
Dovrò ricordarmelo per il futuro...

SHRC ha detto...

Recentemente ho rivisto "USA vs John Lennon", documentario illuminante per capire la carriera solista di Lennon.
Facendo i dovuti distinguo, John Lennon è stato una specie di Michele Santoro degli anni 70: seguitissimo e sempre sulla cresta dell'onda, professionalmente discreto (ma non quel genio che lo si dipinge), che ha sempre lanciato messaggi che inneggiavano alla pace universale ma che sotto sotto non significano altro che "Berlus-nixon devi morire!".
Lennon solista ha, più o meno consciamente, strumentalizzato la musica per altri fini. Una cosa imperdonabile per un amante di musica vera.
PS. Tutto questo non c'entra niente con i Beatles che erano un'altra cosa.

Massi ha detto...

Grazie, innanzi tutto, per i commenti e grazie a Evil per aver rifinito e sviluppato ulteriormente il discorso.
Certo "controrevisionismo", lungi, a mio avviso, dall'essere un futile esercizio speculativo - posto che abbia determinati crismi e dato per scontato che è sempre meglio l'ascolto -, può fornire in parte una 'metodologia' di rilettura originale.
Il mio intento, in linea col "Manifesto", era rimettere un personaggio che ritengo sopravvalutato nella giusta (secondo me) prospettiva all'interno di una 'fantomatica' storia del rock. Sulla genialità dei Beatles c'è poco da discutere, credo sia palese a tutti, ed è per questo che ho evitato di parlarne.
Detto questo, non ho timore di dire che si potrebbero ridiscutere anche i Fab Four, magari per andare a scovare qualche colpo di genio anche nella fase "boy band". Perchè no?

Tonypop ha detto...

blackswan ha citato, Tomorrow never knows, un brano che ha permesso di a tutti i "moderni" gruppi "elettronici" come chemical brothers, fat boy slim ed altri di vievere di rendita
comunque la cosa bella è che quando parli di beatles trovi un sacco di gente che vuole parlarne..ottimo
ciao a tutti

Bartolo Federico ha detto...

Non sono d'accordo Nick. Nel rock esiste la poesia, eccome se esiste.Il rock stesso è poesia, Hendrix era poesia,Morrison era poesia, Dylan è poesia,la Band era poesia, anche il primo Bruce è stato poesia. Lou Reed era poesia,e potrei continuare. Forse solo i Beatles(almeno per me) non sono stati poesia.Ma io non sono in grado di giudicarli. Beefheart che era un genio,(piaccia o meno) è stato lungimirante, ed ha creato un suono. Ma questo non gli è bastato per essere preso in considerazione dal pubblico. E' sempre stato trattato come uno squilibrato,un tipo strano senza senso. Ci vuole culo nella musica, come nella vita. Un abbraccio amico mio.

Unknown ha detto...

Tonypop dice " la cosa bella è che quando parli di beatles trovi un sacco di gente che vuole parlarne"
Vero.
Io aggiungo però che sarebbe ancora più bello trovare gente quando parli di Kinks o Byrds (solo per stare presso la vetta dell'Olimpo...)

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