E dato questo nostro “sodalizio” non posso esimermi dal gettarmi nella
mischia.
Questa non vuole essere una difesa di Lennon, sia chiaro. Ci sono cose
per cui è indifendibile e ammetto di condividere gli assunti di fondo di Massimiliano.
Credo che Imagine sia una
canzone molto più banale che non semplicemente
brutta.
Una modesta melodia francescana di pianoforte, all’acqua di rose: tutt’al
più innocua, blanda; non brutta. Anche il testo, di nuovo una sermoncino da
buon parrocchiano, è certo bambinesco e moraleggiante. Ma sapete com’ è... “c'e sempre bisogno di buoni sentimenti”,
altrimenti non saremmo arrivati alla nona serie di Don Matteo. C'è bisogno di
buoni sentimenti come di aspirina nel terzo mondo, e il nostro, culturalmente,
è un terzo mondo.
Eppure nemmeno l’aspirina potrà mai salvarci.
Ed è certamente vero anche che la carriera del Lennon “singer-songwriter”
impallidisce di fronte a quella di colleghi che hanno fatto un percorso simile
al suo; Neil Young, un esempio tra i tantissimi. Ma è inutile e perfino
imbarazzante addentrarsi in confronti. E poi: chi se ne è mai fregato tanto
della carriera solistica di Lennon?
Ecco allora una domanda: si può
scindere John Lennon dai Beatles?
Lui ci avrebbe anche provato, poveretto. Con sperimentazioni
giapponesoidi (chiedere a Les Rallizes Dénudés cosa era il rock alternativo
giapponese), con cover “shoccanti” (Two Virgins), con bed-in e presenzialismi
vari.
Ma come fare a scrollarsi dalla spalla quel peso così enorme che i Fab
Four, e sopratutto il codazzo mediatico al loro seguito, gli avevano lasciato
addosso? Un uomo solo contro il Mito. Il suo stesso Mito.
E certo che dopo tanti anni di compilation natalizie imbarazzanti, Happy Xmas (la più amata negli asili)
diventa quasi uno strascico di quei sintomi.
Eppure ammetto che da tempo prendermela con certi “grandi personaggi”
come l’innocuo John, non mi da più
alcuna soddisfazione. Non mi riscatta, non mi vendica, non mi solleva il
morale. Non diffonde meglio Beefheart o i Third World War.
Un rigurgito reazionario e “veltroniano”?
No, non del tutto. E’ forse la consapevolezza di fondo del contesto.
Il nostro, quello che ci sta attorno. Quello dei “talent”, della BCE, delle
primarie, della sinistra (e della destra), dei cyberfanatici del web, dei
Justin Bieber come dei White Stripes.
Tutto questo esiste. Piaccia o no a noi oltranzisti insoddisfatti e
perennemente contro. Con questo dobbiamo confrontarci.
Lennon è stato un mite
antagonista che nella stagione della rivoluzione si è trovato ad essere un artista
bianco venerato dai media e multi-miliardario.
Non è mica facile destreggiarsi.
No, non è la palese melassa di Imagine
a darmi pensieri.
Ma c'è una canzone che a volte mi fa “paura”: Working Class Hero. Che per altro è una buona canzone. Una canzone migliore
– non musicalmente - se cantata dai Green
Day, o da chiunque altro. Una canzone che nell’anno giusto, in bocca al Joe
Strummer giusto, qualcuno di “noi” avrebbe pure venerato; siamo onesti…
Ma se a cantarla era John, allora diventava un subliminale mantra paternalistico
e in forte odore di autoassoluzione a di latente assistenzialismo da entità
superiore. Come un recente spot dell’ Enel.
Ecco, di quelle paternali prodotte da un’ intellighenzia che confida
nel sonno delle menti e nella simulazione di un’ impossibile fratellanza tra
potere costituito e mondo “operaio” non avevamo - nè ora abbiamo - alcun
bisogno.
Ringrazio Massi per il
post. E’ sempre necessario non abbassare la guardia.
Lui ha lanciato la pietra. E qui si raccoglie tutto...