Rieccovi qui, manipolo di rockettari
impenitenti!
Allora, alzi la mano chi di voi ha già il
biglietto per lo spettacolo dei Rolling
Stones al Circo Massimo.
Uno … due … tre...
Ma come?
NON VI
VERGOGNATE!?
Ma non sapete che il concerto
potrebbe mettere a serio rischio l'integrità di un importantissimo sito archeologico?!?
Potrebbero esserci dei crolli!!!!
E tutto senza nemmeno dovere attendere
che incuria e mancanza di fondi facciano il loro onesto lavoro, come a Pompei!
Chi
la sente dopo la Sovrintendenza?
E lasciamo che crollino da
soli, questi tesori archeologici!
Che poi se è colpa degli
Stones è un po' una questione tra coetanei, no?
Mah, alla fine devo ammettere
che non ho poi mica capito se 'sto concerto si fa o no, se i biglietti ci sono
o meno...
Però quella del Circo Massimo
è stata una bella trovata eh? Mica si sta sulla breccia da 50 anni senza un
buon ufficio marketing!
Ma veniamo a questioni più
materiali.
Ovvero, quanto c'è di materiale nella nostra amata musica. Mi giro e vedo
scaffali pieni stipati di CD…
CD
originali
CD pirata
CD
masterizzati
Cassette
Cassette
originali
Cassette
pirata
Vinili
Vinili
vecchi
Vinili
ristampati
CD rippati
da vinili
Buste
trasparenti e custodie vuote.
Per non parlare del marasma di
files che ho nel PC; nemmeno il mio hard disk se la passa troppo bene.
Tanto spazio e per cosa? Per
ascoltare sempre i soliti 10 album che ci piacciono tanto?
Ma se comprassimo solo quelli?
(facile dirlo dopo, eh?)
Ma no, noi dobbiamo
acquistare, collezionare, ordinare, mostrare, disquisire, avere, ottenere…
POSSEDERE
Perchè è il sogno ultimo ed irrealizzabile di
ogni collezionista (anche di multi uomini “normali” in realtà):
Possedere tutto
O meglio: POSSEDERLI TUTTI
Vedere tutti i film prodotti
sulla faccia della terra, leggere tutti i libri scritti; ascoltare tutti i
dischi pubblicati.
Può diventare una mania, può
diventare compulsivo. Spesso lo è già in partenza.
Non è facile uscirne, di solito le strade
sono due:
· la
rassegnazione al “limite”, al
nostro limite di esseri umani imperfetti ed erranti.
Rassegnazione che spesso conduce inizialmente
a negazione e repressione, una via angusta da cui si può però solo migliorare.
·
l'abbandono
mistico e disinteressato di
ogni forma di possesso.
Come fece il buon Angus MacLise, ritirandosi
a Kathmandu. Io temo di essere destinato a questa seconda scelta. Più
vigliacca, forse.
Chi era Angus
MacLise?
“The Pyre Of Angus
Was In Kathmandu”
Un CD di Little Walter in regalo a chiunque becchi la citazione!
E mica un CD qualunque… la
megaraccolta “His Best…” del cinquantenario Chess (CHD-9384)! Con 20
brani (tra cui il superbo strumentale Sad
Hours) e booklet di 12 pagine.
Perché, ebbene sì, di questi
CD di ne ho due. Identici.
Alle volte capita.
Uno lo compri nel 2004, poi magari
lo perdi di vista e ne acquisti un altro 4 anni dopo. Oggi sono lì, uno
affianco all’altro.
Ma di recente mi è successo anche di peggio.
Lo ammetto…
(da essere umano imperfetto ed errante…)
Ne ho
comprati due, uguali. Nello stesso momento.
No, in realtà non nello stesso
momento, e non sono nemmeno uguali, uno è un CD l'altro un vinile. A dire la
verità pensavo fossero entrambi CD... quindi, insomma, la diversità di formato
si è rivelata una “piacevole” svista.
Ad ogni modo era un album che
da anni era sul mio taccuino. C'era su da tanto di quel tempo che stava
diventando un Totem.
UN
TABOO
Inviolabile.
Introvabile.
Inacquistabile.
Bisogna sempre avere ancora
qualcosa “ancora da comprare”, ancora qualcosa da leggere. Un ultimo film da
vedere.
Altrimenti finisce che uno ha
l'impressione di avere esaurito il suo compito, di avere portato a termine la
missione.
Tales of Captain Black era questo.
Pensavo di tenerlo lì per
anni. Sarebbe stato l'ultimo disco acquistato prima del Nepal.
Ma evidentemente non è stato
così...
Così adesso ne ho addirittura
due:
1)
James
Blood Ulmer – Tales Of Captain Black (DIW Records – DIW-403)
Un Cd di stampa giapponese con
inserto a me indecifrabile, ma se qualcuno là fuori parla fluentemente il
nipponico, alzi la mano.
2)
James
Blood Ulmer – Tales Of Captain Black (Artists House – AH 9407)
Vinile di stampa USA. 1979
(possibile? Pare nuovo…). Gatefold, con tanto di inserto nero-bianco con le la
partiture dei fraseggi scritti di alcuni pezzi e la tavola armolodica degli accordi di Ulmer. Mica poco…
Arrivato dall’Olanda per una
ventina di euro, in un bel pacchetto su cui campeggiava la scritta:
ATTENTIONE!
Muy Fragile
Per quanto mi riguarda, Tales
of Captain Black può essere il disco di musica nera più dichiaratamente nera mai inciso.
Captain Black
Ornette Coleman
Ulmer
Blaxploitation
Black
Panther
Potrebbe starci dentro di
tutto. Anzi ci sta. C’è pure uno che fa di nome Jaamaladeen.
Jaamaladeen!!!
Questa musica, questo
approccio, è la volgarizzazione punk di quanto avrebbero potuto architettato
Miles Davis e Jimi Hendrix in un futuro mai realizzato. La traduzione
falso-cinematografica della fase più autoironica di un “Black Power” che stava
scadendo in cliché ultracool.
Mentre
tutto attorno era disco music.
Anno 1978.
La musica nera non ha mai
espresso grande necessità di punk.
Ma che
bisogno c’è di punk quando hai inventato il free jazz???
Tales of Captain Black è di
più. È free funk, è il sogno di George Clinton incarnato nelle
distorsioni di Ulmer e nelle inconfondibili filastrocche di strada di Coleman.
Compresso e incapsulato in
brani di 3 minuti.
Ascoltatelo, non ve ne pentirete.
I dischi di Ulmer sono stranamente
o introvabili, o clamorosamente costosi. Sembra che qualcuno, qualche eminenza
grigia del free-blues, voglia preservare
il segreto; mantenere intatto il misticismo di questo fantastico chitarrista.
Non credo che sarà mai tra le “deluxe
edition” del Record Store Day, ma non si sa mai.
A volte
piace rinchiudere le minoranze tutte assieme.
E in effetti il Record Store
Day, nel suo tentativo di tutelare la diversità, finisce solo per sancire ulteriormente una
discriminazione. Come la “giornata della donna” o le quote rosa. O le
aggravanti per il femminicidio.
Non fraintendetemi, non è misoginia.
Ma a volte ci lasciamo
irretire dalle parole quando dovremmo pensare ai contenuti.
Non dovrebbe esserci bisogno
di “giornate dei negozi di dischi”. Altrimenti facciamo pure le giornate degli “specialisti
in teste di animale impagliati” o delle “botteghe del Commodore 64”.
Il mercato cambia. Ma le
associazioni dei commercianti no, quelli sono dei furbastri...
Anche perché poi non si capisce
questo obliquo e indissolubile legame
Record Store Day = disco in vinile
E se volessi acquistare dei CD,
sarebbe la giornata sbagliata?
E se volessi comprare su
Amazon? Non sono negozi anche quelli?
Ai posteri l'ardua sentenza!
Per ora, adios!
…e complimenti a chi vincerà
il CD di Little Walter!
Capitan Vinile
9 commenti:
gran post evil.
però secondo me mescoli due cose diverse: nel "possedere tutto" c'è la componente del collezionismo della conoscenza ("ascoltare tutti i dischi pubblicati") e quello del collezionismo degli oggetti ("avere una copia di tutti i dischi pubblicati")
il primo riesco a capirlo, il secondo proprio no.
Ciao Ragazzi!
Si, Alle è, come dire, una questione di "bulimia" tanto all'esigenza di conoscenza che di possesso. Entrambe cozzano contro un "limite", pur se differenti nella sostanza e per questo più o meno accettabili e comprensibili.
Ci vediamo in Nepal)))
Il possedere tutto è uno dei tanti aspetti deteriori della natura umana e sembra che sia l'unico sistema per godere della bellezza delle cose..
A proposito dei Rolling, in quanto pietre rotolanti, non sono ormai anche loro dei reperti archeologici, che ne facciamo? Li segnaliamo alla Soprintendenza?..Un carissimo saluto.
bellissimo il commento di hyde
Si si li segnaliamo ai Beni Culturali, un po' perché se lo meritano un po' perché "lo sono")))
POSSEDERE. Questa è la mia ossessione. Hai colto nel segno Evil. Come sempre...
Capitan Vinile la sa lunga, Jen!
Però ragazzi, qui si parla, ma nassuno ancora ha vinto il cd di little walter!
hai ancora dubbi?
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