giovedì 25 agosto 2011

PAGANESIMI ELETTRICI - La Maschera della Divinità Danzante Pt. 1


Si dice che la croce cristiana avesse lasciato la Britannia a bordo delle galee del sedicente Imperatore Costantino III, poi detto l’Usurpatore, che sguarnì il Vallo di Adriano caricando uomini, donne e animali sulle navi per approdare sul continente dove il rivale, Onorio, asceso al massimo soglio d’Occidente, cercava di amministrare quel che rimaneva di un Impero.
Dopo alterne vicende che videro i due Imperatori prima acerrimi rivali, poi addirittura alleati per far fronte alla pressione dei Barbari, Costantino si ritrovò assediato ad Arles da orde nemiche di cui nemmeno conosceva la stirpe; con le guarnigioni di Onorio disperse per i boschi della Gallia, l’Usurpatore si vide rinnegato anche dagli ultimi fedelissimi. Cercò di sfuggire alla cattura prendendo i voti e spaccandosi per sacerdote cristiano. Non bastò. Solo la sua testa fu recapitata a Ravenna nella tarda estate del 411 d.C.
Nel frattempo, mentre già fiorivano le leggende sull’Ultimo Sovrano Cristiano d’Oltremanica, la Britannia, totalmente sguarnita e indifesa, si abbandonò alla decadenza più sfrenata.
Il Principe Viaggiatore aveva assistito alla partenza della flotta dall’alto delle scogliere chiare del sud; osservò le navi levarsi sulle onde come un enorme stormo di laridi migratori. Quando si volse verso l’entroterra vide folle a cui ancora non sembrava vero il poter di nuovo erigere altari nei boschi e venerare divinità antiche e dimenticate, poter festeggiare solstizi ed equinozi al posto di Natali ed Epifanie. Spronò il suo cavallo verso una grande tenuta di campagna che possedeva nel Sussex del sud, mentre attorno a lui gli Dei della Festa e del Vino, dell’Amore Carnale e del Banchetto scendevano dagli affreschi delle ville romane e camminavano già tra il popolo euforico.



Il Principe arrivò in vista del lungo viale di aceri quando il cielo notturno ancora era rischiarato dai bagliori distanti del grande incendio che stava divorando Londra. Era estate inoltrata ma le ceneri che si levavano dal Tamigi si depositavano leggere come la neve sui campi verdi.
La grande tenuta di caccia sembrava dormire aspettando il suo padrone. Le quattro grandi colonne ai lati della porta principale erano nascoste da un’edera spiraliforme e lucente, mentre il comparto delle stalle, sulla destra del grande parco, appariva impolverato e mortificato dai nidi pesanti dei corvi.
Di fronte, dalla parte opposta del giardino, appena oltre la fontana e i giochi d’acqua, il grande portico semicircolare era appena impolverato ma ancora risplendente degli affreschi che ne decoravano le volte.
Il Principe, già entrato nell’atrio, scostò le tende dei veroni così come si apre un sipario. La luce del sole, filtrata dalla cenere illuminò la scalinata e il lampadario di vetro, i pesanti arazzi e i tappeti colorati riportati dai viaggi verso est. La servitù impiegò poco a risvegliarsi dal suo letargo e ben presto tutta la tenuta riluceva di fiaccole e falò; l’acqua della fontana tornava a zampillare e si sarebbe detto che addirittura gli alberi stessero rifiorendo pur così fuori stagione. Era l’inizio di una festa che sarebbe durata fino al sorgere di un nuovo regno, mentre già i primi sfollati della capitale incendiata varcavano la cancellata di ferro aperta sul viale. Tra loro marinai, mercanti e prostitute, ma anche giovani scrittori, attori di strada e musicisti. In fuga da una città devastata, trovarono danze sfrenate e protezione sotto i portici del Principe Viaggiatore.
Tra di loro anche Roger Wootton e Glenn Goring, due giovani chitarristi accompagnati da uno strambo complesso che comprendeva un flautista prestato all’oboe di nome Michael Rose e un violinista che prediligeva la viola, Colin Pearson. Con loro Crhis, un manager scanzonato e John, poeta ventiseienne. Il Principe Viaggiatore li scrutava attentamente mentre i ragazzi erano ancora a bocca aperta e naso all’insù, estasiati dagli affreschi nel grande portico. Camminavano lenti, senza pensare a dove mettevano i piedi, osservando il ciclo di Arianna a Nasso, le sue nozze con Dioniso, i cortei delle Baccanti fino al suicidio della sfortunata eroina.

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