mercoledì 3 agosto 2011

UN’IPOTESI (Pt. 3) - L’hardware esploso

Nella migliore delle ipotesi i metadati di un file musicale sono immagazzinati assieme al file stesso sotto forma di “tags”, cioè un elenco di attributi che rispondono a categorie predefinite: autore, titolo, artista…
Se la parte materiale dell’hardware (copertina, digipack, custodia..) è scomparsa, la parte informativa è esplosa in una miriade di parole chiave attraverso le quali, in ogni libreria musicale, potremo ordinare le nostre canzoni. Si perde dunque anche l’unitarietà dell’album (ma anche della compilation) che finisce diluito in spazi sempre maggiori di memoria, in compagnia di altre migliaia di brani tra i quali non c’è di fatto soluzione di continuità.


La qualità dei metadati però crolla terribilmente sui circuiti streaming (Youtube, pur non essendo propriamente streaming è ormai un’enorme banca dati musicale) e soprattutto P2P, in cui è difficile trovare informazioni aggiuntive all’enunciato minimo:

Nome dell’artista – titolo canzone

L’organizzazione dell’informazione in tags ha l’enorme vantaggio della praticità d’uso, almeno limitatamente a contesti peculiari come i software di gestione quali I-Tunes, Mediamonkey, Winamp…. Il loro utilizzo risulta molto più complesso già in ambiente Windows; il vantaggio determinante di questi formati, e in particolar modo di quelli “a perdita”, sta nelle loro piccole dimensioni: sono  facilmente immagazzinabili e soprattutto trasferibili in tempi brevissimi.

 Il sistema dei tags ha però anche alcuni difetti:
- sono di difficile interpretazione e visualizzazione al di fuori di specifici ambienti software
- sono facilmente modificabili

Quest’ultima caratteristica poi fa venir meno una delle prerogative peculiari dell’hardware tradizionale, cioè la garanzia della autenticità del contenuto.
Sa la perdita di informazione nel dato sonoro, ancorché innegabile, è ormai ben controbilanciata dalla crescente qualità dei formati audio compressi, la riorganizzazione e la perdita di informazioni derivanti dai metadati è innegabile. Se oggi la distribuzione digitale è tutto sommato ancora agli inizi, cosa dovremmo aspettarci tra 20 o 30 anni, dopo decenni di abituale utilizzo di media digitali?

Sarà ancora possibile “ricostruire” un hardware tradizionale e quindi evitare la perdita di informazione e quindi di conoscenza?

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